Ad oggi la scienza ha raccolto prove a sufficienza per dimostrare che i microrganismi presenti nel nostro intestino sono strettamente legati alla nostra salute. Con l’espressione asse intestino-cervello facciamo riferimento al link tra i microbi intestinali e il Sistema Nervoso Centrale.
Il termine “asse” sta ad indicare un legame a doppia via: il cervello influenza la composizione del microbiota intestinale, il microbiota intestinale condiziona il funzionamento del nostro cervello.
Come fanno i microbi intestinali a trasmettere i loro messaggi al cervello? Ci sono diversi modi per farlo.
- Ad esempio le cellule immunitarie dell’intestino intercettano i batteri presenti nel lume e rilasciano molecole di segnalazione immunitaria note anche come citochine. Le variazioni dei livelli di queste citochine possono influenzare le funzioni cerebrale.
- Inoltre, i microbi intestinali possono attivare specifiche cellule presenti nelle pareti intestinali che producono peptidi (ovvero brevi catene di amminoacidi). I peptidi funzionano come neurotrasmettitori andando a stimolare le terminazioni nervose.
- Infine, i microbi possono inviare messaggi diretti dal momento che sono in grado essi stessi di produrre neurotrasmettitori.
Se volessimo semplificare diremmo che i microbi possono produrre sostanze chimiche che consentono loro di parlare il linguaggio del cervello.
Serotonina, stipsi e depressione
La stipsi è un disturbo estremamente comune nella popolazione generale e nelle forme più severe si associa ad una rilevante compromissione della qualità di vita. Talvolta è occasionale ma più spesso presenta un andamento cronico. Il criterio essenziale per la diagnosi di stipsi è una riduzione della frequenza evacuativa (<3 evacuazioni/settimana) mentre i sintomi associati sono l’eccessivo sforzo, l’emissione di feci di consistenza aumentata e la messa in atto di manovre manuali al momento della defecazione.
Oltre il 95% della serotonina prodotta nel nostro organismo origina dalle cellule enterocromaffini sparse nella mucosa intestinale. In questa sede il ruolo della serotonina è quello di regolare i movimenti peristaltici promuovendo così la progressione del bolo fecale e contrastando la stipsi. La riflessione puramente empirica è che non è facile trovare uno stitico che non abbia anche un tono depresso dell’umore. Guarda caso i farmaci in uso per il trattamento della depressione sono gli inibitori del reuptake della serotonina (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors o SSRI) e portano i nomi commerciali di Sereupin, Zoloft, Elopram, Cipralex, Prozac, Fevarin e Priligy solo per citarne alcuni. La serotonina è anche nota come l’ormone del buonumore e inibirne la ricaptazione consente di mantenere alta la sua concentrazione a livello della giunzione sinaptica sollecitando positivamente il neurone a valle. Gli esperti hanno ritenuto per lungo tempo che questo fenomeno avvenisse esclusivamente a livello cerebrale non dando importanza alle centinaia di migliaia di cellule enterocromaffini intestinali, vera e propria fucina di questo neuromediatore. Oggi sappiamo che la produzione intestinale di serotonina è influenzata da ciò che mangiamo, dai mediatori chimici prodotti da certe specie microbiche e dai segnali provenienti dal cervello il cui scopo è quello di informare l’intestino sul nostro stato umorale. Sulla base di queste evidenze è lecito domandarsi se in certe forme di depressione la dieta possa fare di più di un antidepressivo e se siano veramente le fibre a risolvere la stipsi o se non sia invece il condizionamento che la dieta ha su questo complesso sistema neuroendocrino.
Food and mood, ovvero cibo, batteri e comportamento
Da diverse decadi è nota la capacità dei germi patogeni di influenzare il comportamento dell’ospite. Tra gli esempi più drammatici vi è quello del Toxoplasma gondii. L’infezione, anche transitoria, ad opera di questo parassita provoca un’alterazione permanente nel comportamento dei topi che perdono ogni diffidenza nei confronti dei gatti. Uscendo allo scoperto il topo infestato si lascia mangiare dal gatto ed è così che il parassita ha l’opportunità di introdursi nell’intestino del felino dove ha luogo la sua fase riproduttiva (articolo scientifico di riferimento).
Un interessante studio ha dimostrato che quando ai topi aggressivi venivano somministrati antibiotici o probiotici con lo scopo di modificare il microbiota intestinale, questi diventavano meno aggressivi. Un altro esperimento sui moscerini della frutta ha dimostrato che quelli allevati mangiando cibi dolci (vedi melassa) preferivano accoppiarsi solo con altri mangiatori di dolci piuttosto che con i moscerini allevati con una dieta a base di amido. Questo atteggiamento è stato ricondotto alla diversa composizione microbica legata alla diversa composizione della dieta.
La depressione è una delle principali cause di disabilità nel mondo. Sappiamo già che la depressione è legata al sistema immunitario. Poiché i microbi possono influenzare le risposte immunitarie, ha senso pensare che manipolando il microbioma si possa prevenire o curare la sindrome ansioso-depressiva. Un affascinante studio condotto sui topi ha dimostrato che alcuni batteri ambientali (vedi Mycobacterium vaccae) possono ridurre l’ansia nei topi e possono persino aiutarli a far fronte a situazioni di stress. Questa evidenza scientifica potrebbe suggerire delle soluzioni per il trattamento dei disturbi d’ansia come il disturbo post-traumatico da stress negli esseri umani.
Ci sono anche studi condotti sugli uomini come quelli che dimostrano che le persone che assumono probiotici (lattobacilli e bifidobatteri) capaci di produrre acidi grassi a catena corta (acido acetico, acido proprionico, acido butirrico) mostrano una sostanziale riduzione dei sintomi d’ansia.
Conclusioni
Stiamo solo iniziando a capire la connessione tra microbi intestinali e cervello. Sappiamo che questi possono influire sulla formazione dei nostri ricordi, delle nostre emozioni e persino sul modo in cui prendiamo decisioni. Quindi, proprio come il nostro cervello, i nostri microbi intestinali fanno parte di ciò che ci rende umani e non possiamo negare il loro contributo al nostro comportamento, al nostro umore e forse anche alla nostra salute neurologica.
C’è ancora da fare tanta strada, ma la direzione è quella giusta. Nell’attesa di accrescere le nostre conoscenze quello che possiamo fare è agire con buon senso e pensare che la cosa più importante che possiamo fare per la nostra salute sia mangiare bene.
Una persona non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene. Virginia Woolf
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