Bergamotto e colesterolo

Il bergamotto è un agrume al pari del limone o dell’arancio. Viene coltivato quasi esclusivamente lungo la costa Jonica della Calabria. Il frutto viene da sempre utilizzato per l’estrazione dell’olio essenziale che trova largo impiego nell’industria cosmetica ed alimentare. Da qualche anno se ne studiano gli effetti sulla salute umana. È così che si è scoperto che il succo di bergamotto presenta, rispetto ad altri succhi del genere  Citrus , un elevato contenuto di flavonoidi. Sarebbero proprio queste molecole a prevenire l’insorgenza dell’aterosclerosi.  In particolare tra i flavonoidi la neoeriocitrina e la rutina sono in grado di inibire l’ossidazione delle LDL in vivo.

Bergamotto e colesterolo

Bergamotto e colesterolo

 

Che cosa ha a che fare l’ossidazione delle LDL con la formazione delle placche aterosclerotiche? In caso di malattie cardiovascolari siamo abituati a dare la gran parte della colpa al colesterolo cattivo. Così quando ci sottoponiamo agli esami ematici una delle prime cose che controlliamo è che colesterolo totale e colesterolo LDL siano nel range di normalità. Se non dovesse essere così ci sentiamo in dovere di seguire i consigli del medico che ci impone una dieta ipolipidica e a ridotto apporto di colesterolo (niente uova, niente formaggi, niente insaccati). Se alle analisi successive i valori dovessero essere ancora fuori range nonostante la dieta si potrebbe con buona probabilità passare alla terapia farmacologica. Ma è lecito domandarsi se sia stato fatto davvero tutto per scongiurare il ricorso al farmaco?

Nell’ambito di questo iter ormai così standardizzato da essere scontato si trascura di dire che il colesterolo LDL non può far danni finché non si ossida. Il target terapeutico non è dunque solo quello di ridurre a più non posso i livelli di LDL ma anche e soprattutto quello di ridurre i livelli di stress ossidativo.  Quando il nostro peso aumenta ed aumenta il grasso viscerale (la circonferenza vita si porta a valori superiori ai 102 cm per gli uomini e agli 88 cm per le donne) aumenta anche il livello di stress ossidativo. Sono le stesse cellule adipose a rendersi responsabili della produzione di molecole ad azione infiammatoria e di radicai liberi. Per contrastare lo stress ossidativo il nostro organismo produce particolari enzimi che però in una situazione di squilibrio come può essere l’obesità viscerale divengono insufficienti. Poi ci sono gli antiossidanti che assumiamo con il cibo. Li ritroviamo abbondanti nella frutta e nella verdura.

Dunque la dieta in caso di colesterolo alto deve essere tale da indurre un calo ponderale ma ancor prima di essere povera di grassi deve essere ricca di antiossidanti!

La Natura è stata generosa quando ci ha dato il bergamotto perché questa affascinante pianta è ricca di antiossidanti alcuni dei quali possiedono un’azione simile a quella della statine.

Sarebbero esperidina e naringenina le molecole capaci di inibire l’enzima HMG-CoA-reduttasi responsabile della sintesi del colesterolo.  Attraverso il blocco di un altro enzima (PAP, fosfatidico-fosfoidrolasi) verrebbe inibita anche la sintesi di trigliceridi a livello epatico. Ma non è finita qui! Il bergamotto sarebbe anche in grado di incrementare l’attività dell’AMP-K (il master regolatore del metabolismo cellulare) determinando così un più efficace consumo di zuccheri da parte di fegato e muscoli. Con un meccanismo simile a quello della metformina (farmaco prescritto in caso di diabete) il bergamotto sarebbe dunque capace di abbassare anche la glicemia.

Tutti queste proprietà racchiuse  in un solo frutto da farlo apparire quasi miracoloso!

Eppure è così! Via libera dunque all’uso alimentare del bergamotto. E per coloro che si trovano sul punto di decidere se assumere una statina oppure no vi è l’opportunità di ricorrere ad una valida integrazione ricordando sempre che la modulazione dello stato infiammatorio e dello stress ossidativo devono diventare gli obiettivi primari nella cura delle cosiddette “malattie del benessere”.

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2 Comments:

  • Filippo Caccavale / / Rispondi

    Dottoressa, l’articolo è molto interessante, ma non mi ritrovo alcun dato bibliografico sulla capacità di esperidina e naringenina sull’HMG co-A reduttasi, enzima su cui è molto attivo la monacolina del riso rosso fermentato.
    Nel testo credo che volesse dire “esperidina”, la sostanza attiva presente nella componente più “verde” dell’agrume, mentre non so se facesse riferimento alla “naringina” o al suo precursore “naringenina” che sono flavononi glicosidici presenti anche nel pompelmo. La ringrazio se mi aiuterà con della letteratura in suo possesso ad attribuire l’azione di queste due molecole sull’enzima che produce l’acido mevalonico nella formazione del colesterolo. Dr. Filippo Caccavale, ChD., Pharm.D.

    • Grazie, Filippo, per il commento. E grazie per avermi fatto notare l’errore. Le molecole citate sono l’esperidina e la naringinina. Vi è un unico articolo in bibliografia ed è quello a cui ho fatto riferimento io. Riporto qui di seguito il link (http://pubs.acs.org/doi/pdf/10.1021/np900096w). Non sono riuscita a recuperare il full text perché nel frattempo ho avuto un problema con il vecchio computer e ho perso alcuni file. Ho già chiesto però ad un collega di mandarmelo di nuovo. Glielo spedirò via mail appena possibile. Mi piacerebbe poi scambiare con lei qualche informazione.
      Buon fine settimana, Roberta

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