grasso

I nostri “cuscinetti” di grasso possono essere formati da un numero normale di cellule adipose di grandi dimensioni (obesità di tipo ipertrofico) oppure da un numero aumentato di cellule di dimensioni normali (obesità di tipo iperplastico).

Mentre attraverso lo stile di vita, le scelte alimentari ed opportuni trattamenti è possibile ridurre il volume delle cellule ipertrofiche… non sarà invece possibile, per mezzo delle stesse strategie, ridurre la numerosità delle cellule nell’ambito di un tessuto adiposo iperplastico. Né sarà possibile ridurre il volume degli adipociti che in questo caso appaiono di dimensioni normali.

Nasciamo con un certo numero di cellule adipose ma questa numerosità tende ad aumentare per la possibilità di fare “iperplasia” in due particolari periodi della vita. Si tratta, per le donne, del terzo trimestre di gravidanza e della fascia di età prepuberale in entrambi i sessi. Proprio allo scopo di scongiurare la comparsa di altre cellule adipose oltre quelle di cui siamo forniti quando veniamo al mondo… si dovrà fare in modo che una donna in dolce attesa non ingrassi soprattutto negli ultimi tre mesi prima del parto e che i bambini non aumentino di peso prima dello sviluppo sessuale.

Ma non è finita qui!

Ogni volta che ingrassiamo si ha un aumento della volumetria delle cellule adipose. Allo stesso tempo si avrà la spinta alla differenziazione delle cellule staminali dapprima in pre-adipociti e poi in adipociti maturi. Quando le nostre cellule adipose sono colme di grasso fino al limite è necessario infatti reclutare le cellule staminali perché queste si trasformino in adipociti “naive” .   In altre parole ogni volta che ingrassiamo rischiamo di trasformare un’obesità ipertrofica in una iperplastica.  Ma perché la Natura ha reso possibile questo fenomeno?

Pensate a cosa potrebbe accadere dopo l’ennesimo pasto abbondante se tutte le cellule adipose di cui siamo dotati avessero già raggiunto il loro massimo volume! I trigliceridi e gli zuccheri derivati dal processo digestivo continuerebbero ad accumularsi nel sangue fino ad ucciderci!

Ciascun adipocita è in grado di accumulare trigliceridi fino ad aumentare il suo volume del 170%. Quando ha raggiunto queste dimensioni allora manda dei messaggi alle cellule staminali localizzate in sede peri-vascolare. Probabilmente proprio allo scopo di assolvere alla sua funzione di riserva energetica il tessuto adiposo è tra tutti i tessuti  il più ricco in cellule staminali (una cellula staminale ogni 50 adipociti maturi).

Se abbiamo fatto iperplasia … non ci resta che metterci a dieta. La restrizione calorica farà in modo di ridurre dimensione e numero delle cellule adipose. Difficilmente però riusciremo a ristabilire un equilibrio perché mentre i tempi di formazione dei trigliceridi sono molto rapidi (sono sufficienti 45 minuti) e rapida sarà, sotto questa spinta, la formazione di nuovi adipociti …     gli adipociti maturi vanno incontro a morte cellulare programmata (apoptosi) solo ogni 6-8 anni. Questo significa che nell’unità di tempo si formano più cellule adipose di quanto non se ne distruggano!

Un altro discorso è poi quello che ha a che fare con la distrettualità dei depositi adiposi.  Nel maschio la distribuzione è androide (pancia e tronco), nella femmina è ginoide (fianchi e cosce).  Alla base di questi due diversi biotipi  vi sono ovviamente i fattori ormonali. La donna ha la necessità di fare riserve energetiche in vista delle gravidanze ed il grasso che si raccoglie in sede epitrocanterica è facile da mettere e difficile da togliere.  Si tratta di un grasso ricco di recettori alfa-adrenergici capaci di inibire la lipolisi (per l’utilizzo dei grassi di deposito a scopo energetico). Il grasso delle cosce diventerà meno resistente al suo utilizzo in corso di lattazione. Dunque per tutte quelle donne che sono ingrassate in corso di gravidanza… una lattazione prolungata e sostenuta da un regime alimentare bilanciato ed equilibrato vale più di 1000 diete!

L’attenzione al proprio peso non è solo una questione di estetica. Il grasso non è più guardato come un tessuto inerte il cui unico scopo è quello di stoccare energia. Si comporta piuttosto come un organo endocrino tanto da meritarsi  il nome di “organo adiposo”.

L’organo adiposo produce citochine pro-infiammatorie (IL-1, TNF-alfa, Il-6) attraverso le quali ogni cellula è in grado di colloquiare con se stessa e con le cellule vicine, lontane e lontanissime. Per effetto delle citochine pro-infiammatorie la cellula adiposa acquisisce uno stato di insulino-resistenza.

Per spiegare l’insulino-resistenza con un’immagine pensate alla situazione in cui ogni volta che arriva l’insulina con il messaggio “C’è altro zucchero da stoccare sotto forma di grasso”… l’organo adiposo le ripond “Mi dispiace ma qui siamo al completo”.

Che dire? Meno male che esiste questo meccanismo! Attenzione però perché se ci facciamo prendere la mano e mangiamo ben oltre le nostre necessità il rilascio di citochine pro-infiammatorie sarà tale da coinvolgere anche l’azione dei macrofagi. Ed è a causa di questa assoluta perdita di equilibrio che rischiamo di andare incontro ad un fenomeno noto come “inflammaging”.  L’invecchiamento, sostenuto da questo stato infiammatorio sistemico, aumenterà nel tempo la nostra probabilità di andare incontro a malattie cronico-degenerative!

Questa storia insegna che… per stare in salute sono necessari una dieta adeguata e un adeguato esercizio fisico!

 

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