La rosacea è una dermatosi facciale cronica caratterizzata da eritema e teleangectasie, associati a episodi infiammatori ricorrenti con comparsa di edema, papule e pustole. Un tempo chiamata erroneamente acne rosacea colpisce prevalentemente i due-terzi superiori del viso. La prevalenza della rosacea in Europa è altamente variabile, oscillando da meno dell’1% a più del 20% della popolazione adulta. Colpisce prevalentemente gli adulti nella terza/quarta decade di età ed è più frequente nelle persone con occhi, carnagione e capelli chiari (per questo viene anche chiamata morbo celtico) e nelle donne. Il rinofima, caratterizzato da un’ipertrofia irreversibile delle ghiandole sebacee e del tessuto connettivo, si presenta invece soprattutto negli uomini.

Se non trattata la rosacea evolve attraverso quattro stadi:

  1. Flushing frequenti, irritazioni causate da preparazioni topiche;
  2. Eritema facciale che diventa più persistente, lievi teleangectasie, ipersensibilità cutanea;
  3. Eritema persistente e diffuso con edema, papule, pustole, pori dilatati ed alterazioni oculari;
  4. Iperplasia tissutale (fibroplasia, rinofima) e ipertrofia connettivo-sebacea che portano a deformazioni persistenti.

Oltre alla predisposizione genetica, i meccanismi coinvolti nella patogenesi comprendono i disordini a carico dell’Immunità Innata, quelli a carico del Sistema Vascolare e l’azione dei radicali liberi e delle radiazioni ultraviolette. In chi soffre di rosacea è stato dimostrato un circuito vascolare anomalo dei vasi angolari della mandibola con maggiore dispersione del calore. Questa sensibilità vascolare è facilmente evidenziata dalla tendenza ad arrossire facilmente per stimoli emotivi, per stimoli esterni (caldo, freddo, luce solare, sforzi fisici…) o fisiologici (digestione, ingestione di cibi piccanti, assunzione di bevande alcoliche, vampate di calore…).

Possibili agenti patogeni sono lo Staphylococccus epidermidis, la Clamydia pneumoniae, le tossine batteriche e i peptidi antimicrobici (proteasi e catelicidine). Tra i microrganismi più studiati in relazione alla rosacea vi è il Demodex folliculorum, un acaro che si trova comunemente sulla pelle ma la cui densità è più elevata nei pazienti affetti da rosacea.

Sulla base delle conoscenze attuali è difficile individuare un singolo fattore causale. Sembra quasi che la rosacea sia una malattia PNEI, cioè a dire una condizione che coinvolge allo stesso tempo mente e corpo, chiamando in causa la nostra psiche, il nostro sistema neuroendocrino e il nostro sistema immunitario. Sappiamo poi che elementi comuni ai pazienti affetti da rosacea sono i disturbi gastrointestinali e le alterazioni del tono dell’umore.

SIBO e rosacea

In merito ai disturbi gastrointestinali diversi studi hanno suggerito una potenziale associazione tra la SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth) e la rosacea. La prevalenza di SIBO nella popolazione generale è tra il 2,5% e il 22% mentre la sua prevalenza nei pazienti con rosacea è superiore al 40%.

La SIBO o sovraccrescita batterica del piccolo intestino è una forma di disbiosi legata alla presenza di una concentrazione patologica di batteri nell’aspirato digiunale pari o superiore a 105 unità formanti colonie per ml. La manifestazione clinica è piuttosto variabile andando dalla forma asintomatica a quella caratterizzata da bloating, meteorismo, diarrea, dolore addominale e costipazione fino alla forma più grave legata ad un malassorbimento.

Per via dell’alterazione quali-quantitativa del consorzio microbico, la SIBO può compromettere l’assorbimento di proteine, di grassi, carboidrati, vitamine ed altri micronutrienti. Se da una parte la sovraccrescita di patogeni putativi compromette l’assunzione dei nutrienti, dall’altra comporta una produzione abnorme di metaboliti tossici con un danno diretto agli enterociti del tenue e alla barriera intestinale. In generale il trattamento antibiotico della SIBO è in grado di ripristinare la normale funzione di barriera.

L’eradicazione della SIBO come terapia per la rosacea

In uno studio del 2008 di Parodi et al. i pazienti trattati con rifaximina per un periodo di dieci giorni mostravano un miglioramento dei sintomi che persisteva per almeno nove mesi. La posologia è di 2 compresse da 200 mg (equivalenti a 400 mg di rifaximina) ogni 8 ore per 2 settimane. Al fine di mitigare gli effetti dell’antibiotico, si può somministrare un probiotico a base di Bifidobacterium longum W11 (IDA: LMG P-21586). Si tratta di un ceppo probiotico dotato di una elevata resistenza specifica non trasferibile verso la rifaximina.

La dieta gioca un ruolo importante nel favorire il bilanciamento tra probiotici e potenziali patogeni (patobionti) nell’ambito del consorzio microbico. Come il buon senso suggerisce la dieta di riferimento dovrà essere basata sul consumo prevalente di alimenti di origine vegetale minimamente processati (come direbbe Michael Pollan). Devono essere ridotti al minimo gli alimenti di origine industriale, carichi di grassi saturi, di zuccheri semplici e di additivi alimentari, tutte sostanze in grado di minare l’integrità della barriera intestinale.

L’importanza della barriera intestinale

La barriera intestinale è formata sostanzialmente dalle giunzioni serrate che tengono uniti un enterocita all’altro e dal doppio strato di muco. Ci sono elementi provenienti da ciò che mangiamo che sono in grado di aggredire l’integrità di queste strutture. Con un meccanismo che agisce in cronico (come fa la goccia che scava la roccia) si arriva a soffrire di sindrome dell’intestino permeabile.

Dunque l’infiammazione che prende avvio in un intestino disbiotico non rimane confinata in questo distretto, diffonde invece attraverso una molteplicità di vie:

  • la via ematica;
  • la via linfatica;
  • il nervo vago;
  • alcuni pathways neuroendocrini.

Pelle e cervello diventano possibili distretti di approdo del carico tossico proveniente dall’intestino.

Conclusioni

Nell’ottica di quella che gli scienziati chiamano Microbiota Revolution e ragionando in termini di Gut-Brain-Skin axis, uno degli approcci possibili di fronte ad una paziente che lamenta allo stesso tempo sintomi intestinali, cutanei e psicologici è quello di indagare sulle problematiche intestinali utilizzando gli strumenti oggi disponibili.

Referenze

Woo YR, Han YJ, Kim HS, Cho SH, Lee JD. Updates on the Risk of Neuropsychiatric and Gastrointestinal Comorbidities in Rosacea and Its Possible Relationship with the Gut-Brain-Skin Axis. Int J Mol Sci. 2020 Nov 10;21(22):8427. doi: 10.3390/ijms21228427. PMID: 33182618; PMCID: PMC7696644.

Parodi A., Paolino S., Greco A., Drago F., Mansi C., Rebora A., Parodi A., Savarino V. Small intestinal bacteria overgrowth in rosacea: clinical effectiveness of its eradication. Clin Gastroenterol Hepatol 2008; 6:759-764.

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