Banane e intestino

Sono in molti i pazienti che mi chiedono se si possono mangiare le banane quando l’obiettivo è quello di dimagrire. Quasi tutti sono convinti, infatti, che le banane facciano ingrassare. La verità è che anche ai fini della perdita di peso non esistono alimenti buoni o cattivi mentre è vero che esistono cattive diete. Di alcuni alimenti va incoraggiato il consumo, per altri va consigliato un uso moderato. Le banane fanno senza dubbio parte del primo gruppo. Si tratta di un frutto amidaceo caratterizzato dalla presenza di carboidrati complessi molto simili all’amido del pane o della pasta.

Composizione chimica valore per 100g RDA (%)
Parte edibile 65%
Acqua 76,80 g
Carboidrati disponibili 15,40 g
Carboidrati complessi 2,40 g
Zuccheri solubili 12,8 g
Proteine 1,2 g
Grassi (Lipidi) 0,3 g
Fibra totale 1,8 g
Fibra solubile 0,62 g
Fibra insolubile 1,19 g
Sodio 1 mg 0,07% RDA
Potassio 350 mg 7,45% RDA
Ferro 0,80 mg 10% RDA
Calcio 7 mg 0,70% RDA
Fosforo 28 mg 4% RDA
Tiamina (Vit. B1) 0,06 mg 5% RDA
Riboflavina (Vit. B2) 0,06 mg 4,62% RDA
Niacina (Vit. B3 o PP) 0,70 mg 4,38% RDA
Vitamina A retinolo eq. 45 µg 5% RDA
Vitamina C 16 mg 17,78% RDA

 

Metaboliti secondari della banana

La banana, al pari degli altri frutti, non apporta solo valore calorico. Polpa e buccia sono ricche di antiossidanti, in particolare di composti fenolici. In un’ottica di economia circolare, l’industria alimentare è orientata ad utilizzare la buccia per ricavarne delle farine dall’elevato contenuto in fibre.

Valori calorici a confronto

Frutto kcal per 100 grammi
Banane 65,2
Mele 53,5
Pere 35,1
Arance 33,8
Clementine 37,1
Ciliegie 37,8
Fichi 47,4
Albicocche 28,0
Ananas 39,5
Anguria 15,5
Cachi 65,1
Fragole 27,0
Kiwi 44,0
Mandarini 72,3
Melone 32,7
Pesche 27,0
Prugne 42,2
Uva 61,4

 

Banane e amido resistente

L’amido resistente rappresenta la parte di amido che resiste al processo di digestione (idrolisi) da parte degli enzimi digestivi dell’intestino tenue e arriva integro nell’intestino crasso, dove può essere o meno fermentato da parte del microbiota intestinale. Il principale prodotto di fermentazione sono gli acidi grassi a catena corta (Short Chain Fatty Acids, SCFAs) tra i quali l’acido acetico, l’acido propionico e l’acido butirrico. È stato accertato che durante la fermentazione della frazione di amido resistente vengono prodotti proporzionalmente più SCFAs rispetto alla fermentazione di componenti di fibre alimentari. Gli SCFAs sono in grado di interagire con specifici recettori (GPR41 e GPR43) stimolando il rilascio di peptidi regolatori della motilità intestinale. Tra gli SCFAs l’acido butirrico, oltre a garantire i movimenti propulsivi che fanno avanzare il bolo fecale, ha una potente azione anti-infiammatoria ed anti-neoplastica. Nelle banane la quantità di amido resistente varia a seconda del grado di maturazione: più una banana è acerba e maggiore è la percentuale di amido resistente. Questa è la spiegazione del più basso indice glicemico delle banane acerbe rispetto a quelle mature. Il consiglio non è mai quello di mangiare le banane acerbe che a fronte di un più basso indice glicemico contengono anche fattori anti nutrizionali. Questi possono limitare la digeribilità delle proteine, la biodisponibilità dei minerali e delle vitamine ed alterare le funzioni dell’epitelio intestinale, provocando carenze nutrizionali. I loro effetti negativi sono generalmente osservati quando vengono assunti in quantità elevata per lunghi periodi, oppure in condizioni di malnutrizione.

 

Banane e inulina

Dal punto di vista chimico l’inulina è un polisaccaride non digeribile appartenente al gruppo dei fruttani. È formata da unità ripetute di fruttosio, unite fra loro mediante legami β2-1 glicosidici in catene di lunghezza variabile frequentemente terminanti con una singola unità di glucosio. Noi non siamo dotati dell’enzima in grado di scindere i legami β2-1 glicosidici. Pertanto, questa fibra raggiunge indigerita il grosso intestino dove viene metabolizzata dai batteri residenti. L’abbondante presenza di questa fibra nella nostra alimentazione favorisce la crescita dei batteri buoni (probiotici) capaci di sostenere la funzionalità del nostro intestino e di promuovere la sua riparazione.

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