Microbiota e permeabilità intestinaleo

Sappiamo ormai che l’apparato gastrointestinale, insieme con il microbiota che lo abita, è un vero e proprio microcosmo caratterizzato da una certa complessità. L’intestino, in particolare, non è soltanto l’organo deputato all’assorbimento dei nutrienti e allo smaltimento degli scarti ma diventa a tutti gli effetti il nostro secondo cervello. E c’è già chi si chiede se non si tratti in realtà del nostro primo cervello!

cervello e intestino

cervello e intestino

Tanto per cominciare l’intestino è la palestra nella quale si allena il nostro Sistema Immunitario. Così come una trincea di prima linea ha bisogno di essere protetta a mezzo di sacchi di terra, filo spinato e postazioni di mitragliatrici, allo stesso modo la mucosa intestinale ha bisogno di essere protetta dal GALT (Gut Associated Lymphoid Tissue), ovvero dal tessuto linfoide associato all’intestino. Lungo tutte le pareti intestinali ritroviamo vari tipi di tessuti linfatici a formare raggruppamenti o follicoli isolati (scopri qualcosa di più sul GALT).

Il GALT a sua volta non ha soltanto il compito di proteggerci dall’azione di germi patogeni ma gioca un ruolo fondamentale nella regolazione dell’infiammazione fisiologica. Siamo abituati a pensare che l’infiammazione con il suo corteo di segni e sintomi sia soltanto una grande scocciatura. Ma non bisogna trascurare il fatto che gonfiore, rossore, dolore e perdita della funzionalità (tumor, rubor, dolor et functio lesa) sono il primo passo verso la guarigione (scopri perché l’infiammazione è il primo passo verso la guarigione).

infiammazione = guarigione

infiammazione = guarigione

A livello intestinale il mantenimento della corretta e funzionale infiammazione è fondamentale per l’immunotolleranza. Che cos’è l’immunotolleranza? Se il nostro organismo viene aggredito da un virus caratterizzato da una certa patogenicità è giusto che il nostro Sistema Immunitario si faccia sentire mettendo in campo le più svariate strategie (dalla fagocitosi ad opera dei macrofagi fino alla produzione di anticorpi). Ma cosa succederebbe se un Sistema Immunitario impazzito cominciasse ad aggredire lo stesso organismo di cui è guardiano?

Ebbene l’immunotolleranza è il meccanismo che consente al Sistema Immunitario di distinguere tra il self (se stesso) e il non self e tra germi patogeni e commensali senza innescare reazioni infiammatorie esagerate  e senza virare verso l’autoimmunità. Ma quando l’equilibrio tra microbiota, mucosa intestinale e GALT si rompe passiamo da una infiammazione fisiologica ad una infiammazione cronica di basso grado (Low Grade Chronic Inflammation).

Questa è una delle possibili spiegazione della crescente incidenza di malattie autoimmuni!

Bastano un’alimentazione scorretta, uno stile di vita stressogeno e il ricorso frequente ai farmaci (in particolare agli antibiotici) per determinare la comparsa di una disbiosi intestinale. I germi patogeni prendono il sopravvento a scapito dei batteri buoni e inducono il nostro Sistema Immunitario a produrre citochine pro-infiammatorie. Ma non è finita qui! La flora patogena si rende responsabile anche della produzione di amine biogene (putrescine, cadaverine…) che allentano il legame tra una cellula intestinale e l’altra. Saldamente uniti a mezzo di giunzioni serrate (tigh-junction) gli enterociti tendono ad allentare la loro morsa. E’ così che si arriva ad avere un intestino poroso. Gli esperti parlano a tal proposito di Leaky Gut Syndrome.

Se prima dell’instaurarsi di una Leaky Gut Syndrome la mucosa intestinale ha la capacità di lasciar passare solo quello che serve, appena l’intestino diventa poroso la selettività si perde. Non è un fatto di poco conto visto che nel lume intestinale albergano diversi germi patogeni!

Dunque “disbiosi intestinale + intestino poroso” corrisponde sempre ad una  Low Grade Chronic Inflammation e sul piano clinico questa condizione è associata ad allergie, malattie autoimmuni ed obesità. L’obesità, già da tempo considerata una condizione infiammatoria, è a sua volta associata ad un’alimentazione ricca in grassi (high-fat diet). I grassi non sono soltanto i più calorici tra i macronutrienti (forniscono 9 kcal per grammo) ma una volta ridotti a trigliceridi sono anche il vettore dell’LPS o lipopolisaccaride .

L’LPS è uno dei componenti della parete cellulare dei batteri gram-negativi. Questa grande molecola, formata da una porzione lipidica e una polisaccaridica, è in grado di suscitare forti risposte immunitarie nell’organismo ospite. Quando l’LPS arriva nel sangue gli esperti parlano di endotossiemia.

L’organismo ospite siamo noi e se tutto va bene ci difendiamo con una mucosa intestinale integra ed altamente selettiva. Ma anche in queste condizioni l’LPS ha il suo cavallo di Troia! Gli scienziati hanno analizzato l’endotossiemia di 40 soggetti obesi in condizioni basali (leggasi a digiuno) e dopo un pasto ricco in grassi. Quello che sono stati in grado di dimostrare è che l’endotossiemia si alzava di pari passo ai trigliceridi e ai chilomicroni.

cavallo di Troia

cavallo di Troia

I chilomicroni sono le lipoproteine che inglobano i trigliceridi ed il colesterolo introdotti con la dieta e sono in grado di viaggiare attraverso il sistema linfatico… ed è questo il cavallo di Troia dell’LPS (qualche notizia in più sui chilomicroni).

Ma attenzione! Non ha senso intraprendere una dieta senza grassi per controllare il fenomeno dell’endotossiemia. Quello che si deve evitare è come sempre l’eccesso. Immaginate un pasto luculliano nel quale tra stuzzichini, primi, secondi e dolci ingeriamo più grassi di quanti ne sarebbero sufficienti in una settimana. Immaginate adesso come vi sentirete il giorno dopo. Più grassi? No… ma sicuramente più infiammati. Se combattete già con qualche dolore articolare… il giorno dopo (mi verrebbe da dire the day after…) i dolori saranno più forti. “Che avrò fatto mai?” vi chiederete… “neanche fossi andato a zappare… in realtà sono stato sempre seduto… ma forse è stare seduto che mi fa male…”

Ok… interrompo questo ciclo di pensieri immaginari che come potete vedere porta alla conclusione sbagliata… responsabile dei nostri dolori aumentati è l’endotossiemia.

Cosa fare dunque? Garantirsi attraverso stile di vita, alimentazione ed integrazione un microbiota altamente performante. Insomma bisogna mangiare bene avendo come obiettivo non solo il mantenimento di un peso ottimale ma anche la migliore gestione possibile della nostra barriera intestinale.

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